La Psicoterapia

La domanda posta più frequentemente è "Quando è necessario rivolgersi ad uno Psicoterapeuta?" Ogni qual volta sia presente un disagio che la persona inizialmente tenta di risolvere in vari modi, ma senza successo, e ciò provoca una diminuzione della qualità della vita. Le difficoltà possono riguardare sia la vita di relazione come difficoltà a stabilire contatti con gli altri, ripetuta scelta sbagliata di un/a partner, timidezza eccessiva o difficoltà ad affermare il proprio punto di vista; la vita lavorativa o la vita familiare.

A chi è indirizzita la Psicoterapia

A seconda delle persone coinvolte la psicoterapia può essere indirizzata alla famiglia, alla coppia o all'individuo. La prospettiva relazionale nasce tra la fine degli anni 40' e gli inizi degli anni 50' ad opera di Paul Watzlawick che la definirà "Un nuovo metodo per concettualizzare i problemi dell'uomo". Dalle indagini successive condotte (Bateson, Haley e Jackson) è emersa la convinzione che tutte le malattie psichiche hanno la loro origine nella famiglia e che molti componenti della famiglia sono coinvolti nello sviluppo di queste malattie. La prospettiva familiare considera l'intera famiglia come paziente, mentre il paziente altro non costituisce che il segnale della patologia familiare. L'obiettivo primario della terapia dovrebbe essere la differenziazione dei singoli componenti della famiglia : ciascuno sarà così in grado di controllare le proprie reazioni emotive e quindi essere in grado di osservare il comportamento degli altri componenti. Si potrà passare dalla "reazione" alla vera capacità di "rispondere": si reagisce quando un altro controlla il nostro comportamento al punto che non facciamo quel che desideriamo , ma quello che l'altro vuole (o non vuole); rispondere vuol dire che seppure si tiene conto della posizione dell'altro, questa posizione non è causa del nostro comportamento.

La differenziazione del Sè

Questo concetto di "differenziazione del Sé" ha a che fare con la misura in cui una persona diviene emotivamente differenziata dai genitori, per potersi muovere verso l'autonomia emotiva. Il grado di differenziazione determina lo stile di vita della persona: si replica nel matrimonio, dopo il quale il Sé è emotivamente legato ai genitori della generazione passata, al coniuge in quella presente ed ai figli in quella futura. Quando la distanza emotiva è ottenuta solo con un distanziamento fisico (come l'allontanamento dalla casa paterna) definito "taglio emotivo", è prevedibile che la persona ripeterà lo stesso modello nelle relazioni future: può avere un'intensa relazione in un matrimonio che gli appare ideale e permanente sul momento, ma il modello della "distanza fisica", fa parte della sua personalità, così se aumenterà la tensione, userà lo stesso modello, cioè se ne andrà. Lo stesso modello si può attuare nelle relazioni di lavoro e in altri settori della vita. Il distanziarsi emotivamente tramite la fuga e quindi non con un' l'elaborazione, può portare a disturbi come la depressione, disfunzioni sociali come l'alcolismo o gli episodi di irresponsabilità in relazione agli altri. In tutti questi casa la persona si finge più autonoma di quanto in effetti sia.

La terapia di coppia

La terapia relazionale prevede incontri quindicinale con l'intera famiglia, della durata di un'ora. Termina quando i componenti della famiglia hanno raggiunto un buon livello di differenziazione del Sé dall'altro e dalla famiglia di origine. - Nella coppia i problemi sono spesso derivanti dall'incontro dei rispettivi modelli delle famiglie di origine che invece di completarsi si scontrano: così si discuterà banalmente dal modo di arredare la casa della nuova coppia a situazioni molto più complesse come la crescita dei figli; è fondamentale il rispetto dell'altro, evitando squalifiche spesso messe in atto proprio davanti ai figli stessi. Per esempio rispetto ad una richiesta di un adolescente, come quella di poter andare in vacanza da solo, un genitore potrà approvare e l'altro no. Se non si raggiunge un compromesso, il figlio tenderà a coalizzarsi con il genitore più permissivo squalificando ed escludendo l'altro anche nelle decisioni future. Un passo fondamentale della nuova coppia è quello della "negoziazione delle regole": vanno decisi i confini che regolano il rapporto della nuova unità con le famiglie di origine, gli amici, il mondo del lavoro, i vicini e gli altri contesti significativi. La coppia deve elaborare nuovi schemi di rapporto con gli altri. Così per esempio: "che frequenza avranno le visite dei nonni? Come risolvere l'antipatia per il migliore amico di lei' Che cosa fare se lei lavora fino a tarda notte per un suo sogno professionale, che tuttavia costringe lui a cenare da solo più volte alla settimana?". I due componenti la coppia dovranno conciliare i loro diversi stili e le loro diverse aspettative, mettersi in rapporto e comportarsi con affetto, ascoltare ciò che per l'altro è importante e accettando il fatto che non tutti i valori sono condivisibili da entrambi. La coppia dovrà poi affrontare cambiamenti successivi come: la nascita di un figlio, la sua crescita, l'adolescenza e il suo allontanamento. La capacità di elaborare nuovi modelli sarà ciò che manterrà un clima sereno ed equilibrato.

La terapia individuale

La terapia individuale cognitivo-comportamentale, affonda le sue radici nel diciottesimo secolo , considera i disturbi emotivi in termini di riflessi involontari, basati su condizionamenti casuali verificatisi precedentemente nella vita della persona. I problemi dell'individuo derivano in gran parte da determinate distorsioni della realtà, basate su premesse e assunzioni errate. Queste concezioni scorrette sono originate da un apprendimento difettoso durante lo sviluppo cognitivo della persona. Nel corso dello sviluppo, la consapevolezza delle proprie esperienze psicologiche si cristallizza in osservazioni introspettive, ben definite, che infine si estendono a generalizzazioni. I problemi psicologici possono derivare da apprendimenti sbagliati, deduzioni errate in base a informazioni sbagliate o una scorretta distinzione tra immaginazione e realtà: il terapeuta aiuta il paziente a identificare il suo modo distorto di pensare e ad apprendere modalità più realistiche per interpretare le sue esperienze. I disturbi emotivi possono essere messi in relazione alle varie modalità errate di intendere gli avvenimenti che una persona ha sperimentato molte volte durante la sua vita. Una persona può improvvisamente sperimentare una emozione senza che vi sia alcun evento esterno che la giustifichi. In queste circostanze è solitamente possibile accertare che c'è un "evento cognitivo" (cioè un pensiero, un ricordo, un'immagine mentale) che ha prodotto la risposta emotiva. In disturbi emotivi come la depressione o l'angoscia, la prevalenza di questo flusso cognitivo spiega il persistere per lunghi periodo di emozioni sgradevoli. Dall'analisi dei pensieri si può giungere alla comprensione degli stati e disturbi emotivi. La terapia ha frequenza settimanale, la durata della seduta e di un'ora.

Emozioni e substrato corporeo

I disagi si manifestano non solo attraverso un'emozione sgradevole (ansia, angoscia, rabbia) ma spesso attraverso un sintomo fisico è ciò avviene a causa dell'indissolubilità dell'unità mente-corpo. Le emozioni hanno un sub-strato fisiologico: è il Sistema Nervoso Autonomo nella sua duplice componente Simpatica e Parasimpatica che innerva gli organi (a seconda dell'emozione dominante) che provoca delle modificazioni nei parametri fisiologici. In seguito ad un evento che provoca paura, le pupille si dilatano, aumenta la sudorazione, i peli presentano irsutismo (sensazione della cosiddetta pelle d'oca), la pressione arteriosa aumenta così come il battito cardiaco. Nel caso dell'ansia non è raro percepire difficoltà respiratorie e la sensazione cosiddetta di svenire; se durante una discussione non riusciamo ad esprimere il nostro punto di vista rimanendo sopraffatti, è facile che esploda un mal di testa violento (mal di testa muscolo-tensivo). Anche le problematiche gastro-intestinali sono connesse ad emozioni vissute attraverso il corpo (via somatica). "Farsela sotto dalla paura" non è una battuta ma una reazione fisica di fronte ad un evento vissuto come estremamente minaccioso per la sopravvivenza. E' frequente, in una situazione "di esame", provare un buco allo stomaco e la sensazione di non ricordare più niente: c'è chi riesce a superare il blocco, e chi si presenterà alla nuova sessione di esami! Le stesse difficoltà possono presentarsi anche in un "nuovo incontro"; è il vissuto di sentirsi essere messi alla prova e un eventuale rifiuto, che scatena il tutto.

I bambini parlano con il corpo

Molto spesso le problematiche presenti in un bambino, sia somatiche (disturbi del sonno, dell'alimentazione, enuresi notturna, iperattività) che scolastiche (problemi dell'attenzione-concentrazione, difficoltà a recarsi a scuola a causa di sintomi fisici quali mal di pancia, mal di testa, vomito, etc.) sono riconducibili ad una comunicazione non adeguata sia tra i genitori che tra genitore-figlio. Un bambino esprime il suo disagio psicologico privilegiando il sintomo fisico. La non complicità come modello educativo e la poca chiarezza della coppia genitoriale possono generare confusione nel bambino, che si appoggerà al genitore più permissivo, squalificando l'altro. - E' comunque fondamentale effettuare sempre indagini medico-cliniche che escludano una componente puramente organica del disturbo, sia per quanto riguardo l'adulto che il bambino - E' possibile effettuare delle consulenze mirate ad un problema specifico (difficoltà con un figlio/a adolescente, difficoltà nel prendere una decisione come per esempio un cambiamento del posto di lavoro); - Utilissimi risultano essere gli interventi psicopedagogici come momento di apprendimento per la futura coppia genitoriale su tematiche inerenti lo sviluppo psico-fisico del futuro figlio.